SwissLedger

OFFICINEBIT è partner di SwissLedger
SwissLedger è l'innovativa blockchain istituzionale sviluppata a Lugano.
OFFICINEBIT è coinvolta in SwissLedger con ArtChain, una soluzione per la certificazione digitale delle opere d’arte, garantendo autenticità e trasparenza nel settore artistico. La collaborazione con SwissLedger permette a OFFICINEBIT di sfruttare la blockchain per sviluppare e sperimentare nuove applicazioni legate alla notarizzazione e certificazione digitale.
Grazie alla tecnologia blockchain, ArtChain garantisce un sistema di certificazione affidabile e immune da contraffazioni, offrendo al mercato dell’arte un nuovo standard di sicurezza e trasparenza.
Creazione dell’identità digitale dell’opera
Ogni opera d’arte viene associata a un identificativo univoco (hash crittografico) generato a partire dai suoi dati essenziali, come:
  • Immagini dell'opera
  • Descrizione istituzionale (Titolo, anno, tecnica, dimensioni) dell’opera
  • Informazioni sull’artista
  • Provenienza e certificazioni preesistenti
Questi dati vengono registrati sulla blockchain in modo permanente, creando una sorta di "passaporto digitale"dell’opera.
Vittore Carpaccio. Sant'Agostino nello studio, 1480 ca.

Strumenti di scrittura e sapere si dispongono come tracce di un codice in costruzione, elementi di un linguaggio che si articola tra presenza e registrazione. La visione mistica diviene metafora di un’epifania algoritmica, un passaggio di stato in cui la materia si smaterializza nell’informazione, trasformando il pensiero in una struttura di dati verificabili.
Notarizzazione e protezione dell’integrità dei dati
  • Una volta inseriti nella blockchain, i dati dell’opera non possono essere modificati né falsificati.
  • Ogni aggiornamento o passaggio di proprietà viene registrato in modo trasparente, garantendo una tracciabilità completa nel tempo.
  • Se qualcuno cerca di alterare i dati, il sistema evidenzia l’incongruenza, proteggendo così l’autenticità dell’opera.
Albrecht Dürer. Melencolia I, 1514 (Particolare del quadrato magico)

L'incisione di Dürer si configura come un dispositivo di conoscenza, un organismo visivo in cui ogni elemento—dagli strumenti di misurazione ai poliedri, dal quadrato magico ai simboli alchemici—si codifica in un sistema di relazioni. È un archivio in potenza, una rete di segni che registra e struttura l’informazione, anticipando la logica computazionale.
Il quadrato magico diviene la metafora di una crittografia originaria, un algoritmo visivo in cui ogni numero è un nodo validato dalla sua posizione e dal rapporto con l’insieme. Come un hash crittografico, sigilla la memoria in un ordine preciso, garantendone l’integrità e la permanenza nel tempo. "Melencolia I" è dunque un proto-registro decentralizzato, un’intelligenza distribuita che organizza il sapere in un linguaggio cifrato e verificabile, prefigurando il "passaporto digitale" dell’opera d’arte nella blockchain.
Certificazione dell’autenticità
  • La blockchain funge da registro pubblico decentralizzato, che consente a studiosi, collezionisti, musei e mercanti d’arte di verificare rapidamente la provenienza di un’opera.
  • I proprietari possono generare certificati digitali autenticati, utilizzabili per transazioni, mostre o passaggi di proprietà.
Jan van Eyck. Ritratto dei coniugi Arnolfini, 1434 (particolare dello specchio)

Nel "Ritratto di Arnolfini" di Jan van Eyck, l’arte diventa un "documento visivo" che certifica il matrimonio, una prova di autenticità attraverso la luce, i dettagli e il gioco degli specchi. Il dipinto è un "sigillo" che testimonia l'evento, fissandolo in un atto visibile e immutabile.
Come la blockchain, che garantisce l’origine delle opere, il dipinto funge da "certificato digitale" che lega immagine e realtà. Il riflesso nello specchio, che mostra il pittore e un possibile testimone, suggerisce trasparenza e verità, concetti centrali nella certificazione dell’autenticità.
Tokenizzazione dell’opera d’arte
• In alcuni casi, l’opera può essere tokenizzata (NFT o token di proprietà frazionata), permettendo un’eventuale gestione digitale degli asset.
Paolo Veronese. Le Nozze di Cana, 1563

Con la sua ricchezza di dettagli e la molteplicità di figure, l'opera diventa un’immagine che si scompone in parti che, pur essendo indipendenti, costituiscono un tutto. Questa frammentazione evoca il concetto di tokenizzazione: l’opera, suddivisa in token digitali, consente a molteplici possessori di partecipare, ognuno con una frazione dell’intero. Ogni parte, pur separata, conserva il suo legame con l’opera originale, come i personaggi nel banchetto, uniti nell’insieme.
La tokenizzazione così democratizza l’arte, distribuisce il valore e lo rende fruibile in modo collettivo e accessibile.